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17 maggio 2012

Oggi c’è molto bisogno di creare senso alle cose che facciamo nella vita quotidiana, individuale, professionale e nelle organizzazioni di cui facciamo parte.

Ci sono diverse condizioni affinché parlare di merito abbia senso.

La  prima è il rifiuto della deriva della moda: il merito va di moda e la moda per sua stessa natura è sempre passeggera volubile, incerta. Il merito non può essere soltanto una deriva di moda, ma deve essere un convincimento profondo del ruolo che vogliamo che ricopra nei nostri comportamenti quotidiani.

In genere si pensa al merito più dal punto di vista formale,  che da quello reale. (…) Ma certamente il merito formale non è sufficiente per dare senso alle cose. Ci vuole un merito effettivo, ci vogliono competenze e qualità.

Quando pensiamo al merito pensiamo alle competenze tecniche, all’insieme degli strumenti, dei saperi che ognuno di noi ha a disposizione che gli consentono di sapere, di saper fare alcune azioni, alcune attività, alcuni interventi.

Non sono le competenze tecniche che mancano in questo paese. In questo momento manca qualcos’altro.

Mancano la passione per le cose che facciamo, i valori, la voglia di mettersi in gioco, manca il coraggio di rivendicare il diritto di avere più risorse per le persone che chiedono di essere sostenute o aiutate.

Mancano le competenze relazionali. Ma chi si occupa di sanità, servizi sociali e salute, non può permettersi di veder diminuire queste competenze perché la sanità è per definizione il settore che si occupa delle persone.

Per giudicare il merito e per dare senso al merito abbiamo bisogno di guardare come l’individuo utilizza le sue capacità (…)

Il merito vuol dire dare obiettivi precisi, chiari e di qualità. Inoltre dobbiamo avere i campanelli di allarme sempre accesi e saper reagire.

Abbiamo bisogno di dare più forza a questo mondo dei tecnici meritevoli competenti e appassionati affinché in un momento di grande crisi dei decisori politici come questo, il nostro sistema sanitario nazionale non rischi di essere buttato a mare.

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