convegno

26 luglio 2013

Il volontario nel difficile momento del “fine vita”. È il tema di cui si è discusso a Reggio Emilia, al convegno “Il volontario nell’end of life – Una risorsa che occupa spazi difficili e preziosi” rivolto ai volontari che assistono i malati terminali, ai sanitari e agli operatori che sono coinvolti nella fase del processo del “fine vita”.

Il tutto è partito dalla tesi di laurea di Stefano Falletti, della facoltà di Psicologia dell’Università di Padova, che ha affrontato questo tema dei volontari che sono impegnati nell’assistenza alle persone in fase avanzata e terminale di malattia attraverso interviste a 14 associazioni di volontariato impegnate in tale ambito.

Denis Saccani, medico palliativista e direttore scientifico di AVD (Associazione Volontariato Domiciliare) Reggio Emilia, ha poi inquadrato l’argomentazione dei malati inguaribili, delle cure palliative (terapia del dolore e dei sintomi) della loro realizzazione sul territorio.

E’ stata delucidata la nuova  legislazione nazionale (Legge n. 38 del 2010) che ha reso obbligatorio su tutto il territorio italiano l’applicazione delle cure palliative con gli stessi livelli di omogeneità e in particolare è stato illustrata la loro realizzazione a Reggio Emilia.

E’ seguita poi la lezione magistrale “Le rappresentazioni implicite della morte nella cultura occidentale: saperle decifrare per gestire l’angoscia”, della professoressa Ines Testoni, direttrice del master “Death Studies & The end of life” dell’Università di Padova.

A seguire Sarah Scandone dell’Associazione Amici per la Vita di Sassuolo, con il suo intrevento “L’angoscia la porto a casa?” ha illustrato come un atteggiamento di empatia col malato non debba necessariamente essere portata al di fuori dell’intervento stesso. Non è facile, bisogna aiutarsi anche con incontri di supervisione con gli altri volontari dell’associazione condotti da un professionista, generalmente uno psicologo.

Infine Giovanna Bacchini Saccani, presidente dell’Associazione Volontariato Domiciliare di Reggio Emilia, ha sottolineato la forte valenza terapeutica e sociale dei gruppi di auto mutuo aiuto in generale, che consente ai partecipanti di affrontare situazioni di disagio, in questo caso il dolore per la perdita di una persona cara. Non sono medicalizzati, cioè a dire non c’è un professionista che lo conduce, ma un facilitatore che è una persona alla pari con gli altri e ha solo il compito di condurre un po’, affinché non divenga un incontro sterile.

Il convegno si è concluso con un momento di confronto che ha consentito ai partecipanti e ai relatori di scambiarsi domande e impressioni che hanno contribuito a dare a questo convegno una valenza di utilità e arricchimento intellettuale.

Il convegno è stato organizzato da AVD, dal master “Death Studies & The end of life” dell’Università di Padova; Amici per la Vita; Ien (Istituto Europeo Neurosistemica) con il patrocinio della Federazione italiana cure palliative.

 

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