di Ilaria Ugolini

Neurosystemics n° 9/2017

luglio 2017

L’Erasmus, il programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea, ha da poco compiuto 30 anni. E secondo il XVIII Rapporto sul Profilo dei laureati realizzato da AlmaLaurea (il consorzio che monitora l’inserimento dei laureati nel mercato del lavoro) emerge che l’Erasmus, aumenta del 10% le chance di trovare lavoro già ad un anno dal titolo. Oltre a promuovere l’integrazione sociale e a favorire la comprensione interculturale, l’aver studiato all’estero può arricchire enormemente la personalità dell’individuo, contribuendo alla formazione di una forma mentis aperta e flessibile: tutte qualità fondamentali per il lavoratore del nuovo millennio.

Secondo un’analisi della Commissione Europea i giovani in movimento hanno un tasso di disoccupazione del 23%, circa la metà dei loro coetanei che non sono mai usciti dal proprio paese, e molte aziende riconoscono in chi ha fatto un’esperienza di studio all’estero una maggiore presenza di quelle attitudini maggiormente ricercate: problem solving, intraprendenza, elasticità mentale, curiosità, apertura al confronto e solide competenze linguistiche internazionali.

In Italia circa il 10% dei laureati nel 2015 ha compiuto esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di studi. Il Paese di destinazione più frequente è la Spagna, scelta dal 25% degli interessati dalla mobilità internazionale, seguita da Francia, Germania e Regno Unito.

La partecipazione ai programmi di studio all’estero varia inoltre in funzione della disciplina di studio: è molto frequente fra gli studenti dell’area linguistica, mentre in tutti gli altri gruppi disciplinari, a parte medicina e odontoiatria (18%), la mobilità riguarda meno del 15% dei laureati. Valori particolarmente ridotti si rilevano non solo per le professioni sanitarie, dove i laureati che hanno preso parte a questi programmi sono il 2%, ma anche per il gruppo insegnamento (2,9%) e educazione fisica (3,3%).

L’indagine sui laureati 2015 conferma anche l’influenza della collocazione geografica dell’Ateneo sulla probabilità di partecipare alla mobilità per ragioni di studio. Le università dell’Italia Nord-orientale, fra le 71 coinvolte nell’indagine, hanno in generale percentuali di laureati con un’esperienza di studio all’estero più elevate (14%); all’opposto, nell’Italia meridionale (7%) e insulare (8%) le reti di accordi sulla mobilità per studio sono meno diffuse.