Neurosystemics n° 20/2022

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Lo afferma una bella ricerca realizzata da Lawrence Mishel e Jori Kandra dell’ Economic Policy Institute di Washington e pubblicata recentemente. L’indagine si è focalizzata sulle 350 imprese più grandi e importanti degli Stati Uniti. Nella Olivetti degli anni ’50 era stato invece fissato un limite massimo del rapporto fra lo stipendio più alto e quello più basso di 10 volte.

Nello stesso periodo analizzato dalla ricerca (1978-2020) lo stipendio del dipendente medio delle stesse aziende è invece aumentato solo del 18%.

Nel 2020 i CEO hanno mediamente guadagnato 351 volte lo stipendio medio di un dipendente (questo rapporto era di 21 a 1 nel 1966 e 61 a 1 nel 1989) e 6 volte di più anche del segmento dello 0,1% meglio pagato dei lavoratori.

A confermare questa tendenza ci sono anche i primi dati sul 2021; il CEO di Apple, per esempio, ha guadagnato 98,7 milioni di dollari, circa 1447 volte la cifra che si porta a casa un dipendente medio.

Questa escalation della retribuzione dell’amministratore delegato ha alimentato anche la crescita della retribuzione degli alti dirigenti, specialmente dello 0,1% più pagato; tale crescita economica si è invece ribaltata molto meno sui lavoratori ordinari, allargando eccessivamente il divario tra i salari molto alti e quelli bassi. (Per leggere il report integrale della ricerca clicca qui)

Gli autori si chiedono anche come sarebbe possibile risolvere questo problema non solo di scarsa equità ma anche di infragilimento della struttura del mercato dei consumatori. Fra le varie linee politiche d’intervento per equilibrare la situazione, gli autori propongono, oltre al ripristino di aliquote dell’imposta sul reddito più elevate per i massimi livelli, anche il fissare aliquote d’imposta più elevate per le aziende che hanno i rapporti più elevati tra la retribuzione del CEO e quella dell’ultimo lavoratore.