di Marco Rotondi


L’impatto dirompente della pandemia ha spesso indotto nei professionisti della Sanità una estremizzazione nel bene e nel male, amplificando al massimo le situazioni preesistenti in tutti gli aspetti organizzativi e particolarmente nelle capacità dei capi di guidare i propri collaboratori.

La situazione drammatica in cui si sono trovati a dover operare, la diretta conoscenza di malati e deceduti Covid hanno spesso prodotto un grande coinvolgimento emotivo, innescando comportamenti virtuosi e una grande attenzione alla centratura sulla clinica e sulle diverse situazioni di ogni singolo paziente.

Per raccogliere e valorizzare le esperienze dei professionisti delle Aziende Sanitarie al fine di individuare cosa e come capitalizzare di questo grande valore emerso durante l’emergenza Covid-19, abbiamo realizzato, in collaborazione con FIASO, un’indagine strutturata e approfondita che ha visto la partecipazione di oltre 13.000 professionisti su tutto il territorio Nazionale (corrispondente al 2,2% di tutti gli operatori del SSN).

Ai partecipanti delle aziende aderenti al progetto è stato proposto di compilare un questionario auto-somministrato online composto da 121 domande riguardanti diverse aree tematiche al fine di indagare le percezioni emotive, il senso di efficacia individuale, l’auto-organizzazione del lavoro, l’efficacia aziendale, l’efficacia regionale, il lavoro in équipe, i cambiamenti e le attese per il futuro. Il questionario ha inoltre approfondito l’utilizzo della telemedicina, dello smart working e delle videoriunioni.

Analizziamo ora le varie aree prese in esame, riportandone brevemente i principali risultati emersi.

 

  • Percezioni emotive

Nella fase iniziale della pandemia i sentimenti maggiormente diffusi fra i professionisti sanitari erano l’ansia, la paura, lo stato di continua allerta e alti livelli di impegno. Mentre, superata la prima fase dell’emergenza c’è stata una diminuzione significativa dello stato di ansia e di paura e un aumento del sentimento di rabbia e sconforto.

 

  • Efficacia individuale

I risultati in questa area hanno mostrato che, generalmente la maggioranza dei professionisti si è trovata a lavorare nell’area di lavoro che avrebbe preferito (area Covid o altre aree).

La maggioranza dei partecipanti, inoltre, ha affermato di aver avuto relazioni adeguate con i propri pazienti nonostante la difficile situazione legata al Covid-19.

Molti professionisti si sono dovuti auto-organizzare e hanno ritenuto questa competenza fondamentale per il superamento delle difficoltà.

Inoltre, la maggior parte dei professionisti ha dichiarato di aver implementato le proprie competenze, in particolare quelle organizzative e di gestione dello stress.

 

  • Efficacia aziendale

La maggioranza dei professionisti sanitari ha percepito come poco coerenti le azioni intraprese dalla propria azienda e si è sentita non sufficientemente informata e supportata da quest’ultima, pur avendo constatato l’inserimento di molti specializzandi e neolaureati per affrontare l’aumento del carico di lavoro. Le principali criticità che tutti i partecipanti hanno dovuto affrontare riguardano soprattutto le carenze di risorse (attrezzature, DPI e farmaci) e l’organizzazione delle attività e degli spazi. Durante il periodo di emergenza, per aiutare a fronteggiare la situazione creatasi, molte aziende hanno messo a disposizione un servizio psicologico; tuttavia, solo una piccola parte dei professionisti ha usufruito di questa opportunità.

 

  • Efficacia regionale

Anche le indicazioni della regione o provincia autonoma sono state valutate generalmente poco utili a livello nazionale, anche se in alcune regioni sono state evidenziate valutazioni leggermente più positive.

 

  • Lavoro in équipe

Andando a guardare i risultati sul lavoro d’équipe, emerge una qualità delle relazioni con i propri colleghi di lavoro generalmente positiva, specialmente per chi ha lavorato in area Covid. Mentre la qualità della relazione con il proprio capo diretto appare meno positiva per il 38% dei partecipanti.

 

  • Cambiamenti e attese per il futuro

Una volta terminata la pandemia ci sono alcuni aspetti che i professionisti vorrebbero mantenere nel proprio lavoro; fra questi spicca la consapevolezza del valore del loro lavoro e del Sistema Sanitario Nazionale. La maggioranza dei partecipanti ha evidenziato anche una fatica a tollerare la cattiva organizzazione del lavoro, la mancanza di comunicazione con i vertici e la burocrazia. Infine, il suggerimento maggiormente proposto per migliorare l’efficacia della propria azienda riguarda il potenziamento dei servizi sul territorio.

 

  • Telemedicina

La maggioranza dei professionisti che ha partecipato alla ricerca lavora in aziende che non hanno ancora attivato la telemedicina e solo il 27% dei partecipanti l’ha utilizzata durante la pandemia restandone poi generalmente soddisfatto.

La telemedicina è stata maggiormente usata nel monitoraggio da ambulatori (non di MMG o PLS) e reparti per pazienti Covid e Covid free che si trovavano o al proprio domicilio o nei reparti. Infine, la maggioranza di chi ha utilizzato la telemedicina ha affermato che sono necessari interventi aziendali per migliorarne l’utilizzo e l’efficacia.

 

  • Smart working

Durante la pandemia molte aziende in tutti i settori si sono dovute attrezzare per permettere alle persone di lavorare anche da casa e così hanno fatto anche le aziende sanitarie. Dall’indagine svolta è emerso che il 9,5% (1.267) dei partecipanti ha lavorato completamente o parzialmente in smart working. Di questi, il 65% era amministrativo o tecnico, il 19% professionisti sanitari, il 5% infermieri, il 4% medici, mentre il 6% ricopriva altre mansioni.

L’85% dei professionisti che hanno lavorato in smart working dichiara di esserne soddisfatto. Il 42% si è sentito maggiormente produttivo e il 93% ha evidenziato uno sviluppo delle proprie competenze.

Il 66% dei lavoratori in smart working ha però sostenuto la necessità di implementare interventi specifici per rendere questa modalità più efficace e accessibile, come il miglioramento dei sistemi informativi, delle modalità organizzativo-gestionali e la formazione sulle competenze tecniche e manageriali.

Infine, la maggioranza dei rispondenti ha manifestato il desiderio di voler continuare a lavorare in questa modalità per 2/3 giorni alla settimana.