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Marco Rotondi

novembre 2014

Il tema del Wellness Organizzativo® è importante, soprattutto oggi, perchè può essere uno strumento concreto per riuscire a superare la crisi che stiamo vivendo. L’attuale crisi infatti prima di essere finanziaria, è una crisi di valori, è una crisi sostanziale.

I miti in cui credeva la generazione dei “baby boomers” (che ha costruito l’economia attuale) si stanno sgretolando facendo cambiare i comportamenti delle persone. Per anni abbiamo seguito il mito americano basato sull’idea che l’impegno, la costanza e la fatica siano sufficienti per ottenere risultati. Con la crisi c’è stata una vera e propria incrinatura di questo mito, che ha perso via via credibilità. Stiamo prendendo atto di diversi aspetti: saremo più poveri e più insicuri, per la prima volta – probabilmente – i nostri figli non staranno meglio di noi e, considerato l’allungamento della vita lavorativa, difficilmente lasceremo il lavoro all’apice della nostra carriera.

Nella società c’è una maggiore diffidenza generale, una maggiore richiesta di profondità e spessore e stanno nascendo nuovi paradigmi.

Inoltre la crisi economica, la minore disponibilità di denaro e di lavoro fanno riflettere maggiormente le persone su cosa sia veramente importante nella vita con un conseguente riposizionamento dei valori. Si inizia a riflettere maggiormente sulla qualità della propria vita e parallelamente cresce il mercato della spiritualità: aumentano i corsi di yoga, di meditazione e quelli per sviluppare la consapevolezza delle persone.

Accanto a queste riflessioni dobbiamo considerare il tema del movimento dell’economia della felicità, nato intorno agli anni ’80 e trasformatosi poi in psicologia della felicità che ha incominciato a studiare la relazione tra i processi economici e la felicità delle persone. Nel tempo si è associato il benessere delle persone al benessere economico e per un po’ le due cose sono andate di pari passo. In tutte le società industrializzate dell’occidente, aumentando il reddito medio delle persone anche la percezione media di felicità aumentava. Questo è successo fino agli anni ’90 quando Easterlin ha studiato queste correlazioni ed è nato il paradosso di Easterlin: nelle società occidentalizzate fra il ‘90 e il ‘93 aumentando il reddito economico delle persone la percezione di felicità è diminuita.

Gli studiosi hanno iniziato così ad esaminare da cosa dipende la felicità umana e sono stati analizzati i domini di felicità (la famiglia, le relazioni, la soddisfazione sul lavoro, la salute, la facilità nella vita quotidiana…). Studiando questi domini si è capito che ciò che produce felicità indipendentemente dagli altri fattori sono le relazioni che ognuno ha intorno a sé, nella società e nel mondo che ci circonda. Anche il reddito economico è visto in una dimensione relazionale. Non è importante in assoluto quanto si guadagna, ma è importante se si guadagna più o meno del proprio vicino o rispetto al passato. Quindi si da una interpretazione di tipo relazionale, e in base a questo si percepisce soddisfazione e poi felicità.

Ci sono voluti altri dieci-vent’anni per ragionare sulle conseguenze di questo cambiamento di modello dal punto di vista delle organizzazioni, affinché le persone che ci lavorano dentro siano motivate e condividano la spinta aziendale. Attorno al duemila è nato il movimento del benessere organizzativo, finito anche nella legge con il nome di “stress lavoro correlato”.

Dato che in quegli anni in Italia si parlava di benessere organizzativo per intendere assenza di malessere, abbiamo scelto una parola diversa “Wellness Organizzativo per intendere quando si sta veramente bene, quando si è soddisfatti sul lavoro.